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A Lourdes a 100 anni dalla morte del beato Ferrari
Dal 21 al 24 settembre 2021
Sono tante le realtà promosse dal cardinale Andrea Carlo Ferrari. La diocesi di Milano – che lo ha avuto come pastore per quasi tre decenni – lo ricorderà in modo articolato durante il presente centenario dalla sua morte. Un intreccio con l’attualità, si trova pure negli ultimi anni della sua vita (1918-20) segnati dalla «influenza spagnola».

Fra i temi che rientrano nel calendario celebrativo, c’è anche la spiritualità mariana. Il cardinale Andrea Carlo Ferrari, dopo aver ricevuto il viatico, morì il 2 febbraio 1921, tenendo tra le mani la corona del Rosario. All’amore per Maria fu introdotto sin da bambino. Colpito dall’orticaria in tenera età, fu portato dalla mamma a Fontanellato per implorare la guarigione dalla S. Vergine. Da quel giorno, egli ritornerà nel santuario parmense due volte all’anno.

Fra questi estremi temporali, si pone quella che possiamo chiamare una «regola di vita mariana». Come stemma episcopale il Ferrari infatti sceglie l’immagine della Vergine Immacolata (venerata a Lourdes) e, come motto, l’invocazione «Tu fortitudo mea» (Tu mia forza).

La comunità ambrosiana – per irrorare questa spiritualità – convergerà a Lourdes, dal 21 al 24 settembre. In quella occasione l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, guiderà un pellegrinaggio diocesano, che avrà per tema proprio il motto episcopale del Ferrari, «Tu fortitudo mea». Una fiduciosa certezza, di cui ha bisogno anche il tribolato oggi.

L’amore per Maria – vissuto in prima persona e insegnato – ricorre frequentemente nelle cronache relative al beato. La sera – per esempio – recitava il rosario, con i familiari, nella cappella di fronte al suo studio. Numerose volte, inoltre, accompagnò pellegrinaggi a Lourdes. Anche i suoi ultimi passi, qualche mese prima di morire, ebbero come destinazione il santuario francese.

All’inizio del 1920, egli si recò a Roma per presentare al Papa il neo-statuto dell’Università Cattolica. Nella stessa circostanza – visto l’aggravarsi del tumore alla gola, che gli stava togliendo la parola – Ferrari avanzò la richiesta di essere esonerato dal governo della diocesi. Benedetto XV, però, gli concesse soltanto di fare un ultimo viaggio a Lourdes. Dove, invece della guarigione, ottenne la grazia di conformarsi maggiormente alla volontà di Dio.

La cura e la promozione per i pellegrinaggi ha, nel beato Arcivescovo, una origine antica. E trova, nella sua persona, addirittura una prima strutturazione tecnica. A lui, infatti, fu affidata la presidenza del «Comitato nazionale italiano Pro Palestina e Lourdes», nato all’inizio del 1900. Il sodalizio è progenitore diretto della agenzia Duomo viaggi.

Al cardinal Ferrari è legata, per triangolazione, pure l’associazione Unitalsi. Il suo fondatore, G.B. Tomassi, si recò alla Grotta dei Pirenei, per la prima volta, proprio con un pellegrinaggio organizzato dal menzionato Comitato. Il giovane, affetto da patologia irreversibile, aveva deciso di togliersi la vita nella città mariana, qualora non avesse ricevuto guarigione. Colpito dall’abnegazione dei volontari che aiutavano i malati, desistette dall’intento. Rientrato in Italia, aprì l’associazione. Il pellegrinaggio diocesano milanese, segnerà pure una ulteriore tappa delle celebrazioni centenarie della sezione lombarda dell’Unitalsi, come si evince dal calendario proprio.

Gli ammalati, oltre che dall’Unitalsi, saranno accompagnati da Cvs, Oftal e Smom.

di Massimo Pavanello da chiesadimilano.it


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